Giona nella balena

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Giona nella balena è un allegro canto che prende spunto dal “Libro di Giona”, testo inserito nei libri della Bibbia tra i profeti minori.

La storia di Giona è molto particolare e piena di spunti di riflessione, per cui vale sicuramente la pena leggerlo.

Giona nel testo biblico è un profeta a cui Dio ordina di recarsi a Ninive, nemica capitale pagana degli Assiri, per predicare e convertire la popolazione affinché venga evitata la distruzione della città da parte di Dio stesso. Invece di compiere la sua missione Giona fugge dalla parte opposta, verso Tarsis, in Spagna, imbarcandosi via mare. Una tempesta però si abbatte sulla nave e Giona rivela ai marinai di essere il colpevole della sciagura poiché ha rifiutato un comando di Dio. I marinai allora lo gettano in mare e la tempesta si quieta, mentre dalle acque arriva un grosso pesce che inghiotte il profeta. Dopo tre giorni il pesce rilascia un pentito ma non convinto Giona che parte verso Ninive e inizia la sua predicazione. La popolazione inaspettatamente si converte, ma Giona se ne lamenta con Dio, perché in fondo desiderava la distruzione dell’odiata città, così si siede fuori dalle sue porte chiedendo a Dio di farlo morire. Il Signore però fa crescere una pianta di ricino affinché con la sua ombra porti sollievo al profeta, che se ne rallegra. All’alba del giorno dopo un verme uccide il ricino e Giona torna a lamentarsi e a chiedere nuovamente la morte. Allora il Signore gli dice: « Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita; ed io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali? »

Pur nella sua brevità questo Libro, quasi una parabola esso stesso, è pieno di simbologie e significati, dal nome stesso di Giona (colomba, che agisce però più da falco), la grande misericordia di Dio, il perdono, l’amore di Dio per le sue creature, la salvezza voluta per tutti, e il “segno di Giona” a cui fanno riferimento anche i Vangeli di Matteo e Luca.

Del bans esistono versioni differenti, in quella più conosciuta si esegue il canto in due gruppi, alla fine i gruppi si scambiano le parti e si ripete salendo di tono.

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In un’altra versione esiste una strofa aggiuntiva, sempre riferita al racconto del profeta Giona, e il canto si differenzia anche per una diversa chiusura del finale.

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Testo


Giona nella balena
felice fu, – felice fu
benchè in prigion, – benchè in prigion
perchè sebbene in pena
potea mangiar, – potea mangiar
dello storion, – dello storion.
Ma al terzo dì, – piripimpipì
lo vomitò, – poropompopò
senza pietà! – parapapappà

Altro testo


Giona nella balena
felice fu, – felice fu
benchè in prigion, – benchè in prigion
perchè sebbene in pena
potea mangiar, – potea mangiar
dello storion, – dello storion.
Ma il terzo dì – piripinpippi
quel gran bestion – poropopopò
lo vomitò senza pietà – ah!

Giona nel sol leone
felice fu, – felice fu
perché un piantin, – perché un piantin
di ricino-leone
lo riparò, – lo riparò
dal gran calor, – dal gran calor
ma un brutto dì, – piripinpippi
un vermicel, – poropopopò
glielo seccò senza pietà – ah!

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Giona nella balena

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