Le ricorrenze più importanti del mese di Novembre sono quella dei morti e quella dei santi, che poi in effetti sono già quasi tutti morti, mentre quasi tutti i morti non sono santi.
Il 1° Novembre è la festa di tutti i Santi, quindi anche quelli non conosciuti, il giorno dopo invece è il giorno della Commemorazione dei Defunti.
Le due feste sono strettamente legate dal concetto di “comunione dei santi”, termine già presente nel Simbolo degli Apostoli: “…Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi…“, che non è il club di S. Francesco, S. Giuseppe e gli altri con la S. prima del nome.
La parola “santi” in questo caso signfica i fedeli battezzati (sancti), la “comunione” è il legame che unisce gli appartenenti alla Chiesa a Dio (una comune unione, detta koinonia), questo legame è attestato proprio da Gesù: “Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 7,21). C’è quindi una relazione costante tra Dio e noi, e parallelamente tra noi e Dio, dice al riguardo papa Francesco: “l’esperienza della comunione fraterna mi conduce alla comunione con Dio. Essere uniti fra noi ci conduce ad essere uniti con Dio“, la nostra fede quindi si rafforza con gli altri. Con altri si intendono anche i morti, quindi questo legame unisce tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso, (in termini più classici si parla di Chiesa Militante, Chiesa Sofferente e Chiesa Trionfante), ed è grazie a questo legame soprannaturale che si possono aiutare l’un l’altro.
E’ lo stesso concetto di legame espresso da S. Paolo quando parla di un corpo formato dalle membra (noi) e da un capo (Cristo), il concetto di Corpo Mistico della Chiesa, e che ritroviamo sempre nel Vangelo di Giovanni nella parabola della vite e dei tralci:”Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie […]. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me” (Gv 15, 1-2a .4).
L’aiuto solidale detto prima si attua nella preghiera di intercessione, la preghiera che chi è già in cielo fa per noi (i Santi), e quella che noi sulla terra possiamo fare per i nostri cari defunti per sostenerli nel loro cammino nel caso abbiano ancora bisogno di purificazione.
- « Non piangete. Io vi sarò più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita » San Domenico.
- « Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra » Santa Teresa di Gesù.
Il legame viene rafforzato nei Sacramenti, e in special modo è rappresentata nell’Eucarestia (chiamata infatti anche Comunione). Potremmo definirlo come misterioso rapporto d’amore che ci unisce oltre il tempo e lo spazio, una vera e propria corrente d’amore.
E’ utile ricordare in questa festività la vocazione di tutti alla santità: “Tutti Santi”. I Santi nella storia non sono pochi, anzi sono innumerevoli, come dice chiaramente l’Apocalisse: “Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani.” (Ap. 7, 9). La santità non è dunque rara, se di Santi è gremito il cielo, dice San Giovanni, “nessuno potrebbe contare“, tranne Dio. Questa è la grande festa della Chiesa!
Storia
Nella Chiesa primitiva, già a partire dal IV secolo, si celebrava il 13 maggio la memoria di tutti i cristiani martiri della fede . Nel 610 Papa Bonifacio IV ufficializzò questa celebrazione istituendo la “Festa di Tutti i Martiri” per commemorare la dedicazione del Pantheon, un antico tempio romano trasformato in chiesa cristiana dedicata alla Beata vergine Maria e a tutti i martiri.
Nel corso dell’VIII secolo, la festa di Tutti i Martiri prese il nome di Festa di Ognissanti e fu spostata al 1° novembre per iniziativa di Alcuino di York, monaco sassone e uno dei più autorevoli consiglieri di Carlo Magno. In questo modo si volle cristianizzare la festa dello Samhain, il capodanno celtico, quando era credenza che i morti potessero tornare a visitare i propri cari. La Chiesa ribadì come la vicinanza tra vivi in terra e defunti non fosse illusione, ma certezza, poichè viviamo accompagnati dal Cristo e da tutti i suoi Santi, sottolineando l’aspetto della santità e della comunione dei santi, legame tra le generazioni di cristiani, dei presenti e di coloro che ci hanno preceduti.
Questa felicissima intuizione teologica ebbe seguito: nell’835 l’imperatore Ludovico il Pio, su richiesta di Papa Gregorio IV, estese tale festa a tutto il regno franco. Ci vollero tuttavia ancora diversi secoli perchè la festività di Ognissanti divenisse obbligatoria in tutta la Chiesa, grazie al pontefice Sisto IV nel 1475.
Per gli Ortodossi invece la festività cade la prima domenica dopo la Pentecoste, segnando la chiusura del periodo pasquale.
In stretta dipendenza da essa si sviluppa, a partire dall’inizio del XI secolo, ad opera di S. Odilone e del monastero di Cluny, la commemorazione di tutti i fedeli defunti il giorno successivo a quello di tutti i Santi. Nel 998 dispose infatti che il 2 novembre in tutti i monasteri cluniacensi, si celebrasse la memoria dei defunti e si pregasse per loro. Successivamente questa pratica si estese a tutta la Chiesa occidentale, costituendo per quella data il Giorno dei morti.