La filastrocca è una cosa seria

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Sistemando la sezione “Canti & Bans” del sito ho usato molto spesso la parola filastrocca. Ma cos’è una filastrocca? Quando parliamo di filastrocche non è semplice delinearne i confini di appartenenza. Non è propriamente un genere letterario perché si fonde in modo imprescindibile con la musica e il gioco. Anche il termine è abbastanza particolare.   Il Treccani la definisce come “Canzonetta o composizione cadenzata (talvolta anche in forma di dialogo), generalmente in metri brevi assonanzati o rimati, con ritmo celere, formata di frasi collegate tra loro da richiami meramente verbali, che viene recitata o cantata dai bambini nei loro giochi, o anche dagli adulti per divertire, quietare, addormentare i bambini stessi.”  

Pur rimanendo ampio il concetto di fondo, è corretto il ruolo centrale dei bambini, sono loro i destinatari o gli utilizzatori della filastrocca. Infatti in altre lingue questo concetto è più esplicito: il termine filastrocca è tradotto in inglese “Nursery rhyme“, in tedesco “Kinderreim“, in francese “Chanson enfantine“, in spagnolo “Canción infantil” ecc. Ecco perché tra le principali caratteristiche della filastrocca troviamo quelle che i bambini percepiscono meglio: la rima, l’assonanza, la brevità, ecc.  

L’etimologia del termine italiano è abbastanza oscura, si tende a considerarlo come termine composto: fila-strocca, sebbene la prima parte dovrebbe derivare dal latino “filum“, quindi fila, sequenza (dei versi o dei concetti), più incerta rimane l’origine della seconda parte su cui ci sono varie ipotesi, non molto convincenti, da un tipo di seta ad una contrazione del termine latino di istrione.  

Sicuramente la filastrocca ha come scopo originario quello di educare, insegnare al bambino a conoscere e ad avvicinarsi al mondo degli adulti e alle sue regole. Esattamente come la fiaba, che spesso arriva anche a trattare il tema della vita e della morte. Diversamente dalla fiaba però la filastrocca porta con se un carattere più di poesia popolare e dialettale, tramandata per via orale e di origine molto antica. Come forma, se la filastrocca si distanzia notevolmente dalle fiabe (non sono brevi, rimate o cantate), ha però le stesse strutture dei proverbi, che sono destinati agli adulti sempre con finalità educative e di trasmissione della saggezza popolare, e degli scongiuri«occhio malocchio, prezzemolo e finocchio, ego me baptizo contro il malocchio…»  

La filastrocca si divide in vari tipi di espressione: cantilene, ninna nanne, conte (tipicamente quelle “nonsense” senza senso come “Ambarabà cicì cocò…”), canti di gioco, danze, scioglilingua… e ha varie funzioni: educativa, ricreativa, ludica, didattica (Trenta giorni ha novembre…), morale… Il numero delle filastrocche in Italia è molto alto, tante sono rimaste in dialetto, ed anche in italiano è facile trovare la stessa filastrocca con leggere differenze a seconda dell’area geografica. Questo per via della trasmissione orale che per secoli ha contraddistinto la loro diffusione, e la commistione di dialetti avvenuta dopo l’unità d’Italia. Da noi però non si è ancora fatto uno studio approfondito sul tema, come ad esempio nei paesi anglosassoni, dove sono emersi anche tentativi di revisionismo per addolcire o censurare i termini più crudi. Comunque probabilmente da quando esiste un bambino esiste una ninnananna. Ad esempio sappiamo di filastrocche usate al tempo dei Romani come: «lalla, lalla, lalla / aut dormi aut lacta» (ninna nanna: o dormi o succhia il latte), forse l’esempio della più antica filastrocca arrivata ai giorni nostri.   Riassumendo possiamo allora dire che la filastrocca è una cosa seria, perché nel suo essere è insita una finalità educativa profonda.      

Bibliografia

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