Questa filastrocca, molto diffusa, è la versione in italiano del canto popolare veneto “El merlo ga perso el beco“, ed è anche conosciuta come “Povero merlo mio“. L’originale è molto datato, infatti il testo è già presente nella pubblicazione del 1887 “Curiosità popolari tradizionali” dell’antropologo palermitano, nonchè uno dei massimi studiosi di canti popolari italiani, Giuseppe Pitrè (1841-1916).
Il testo, surreale, parla di un povero merlo che “perde” varie parti del corpo e, per questo, non può più portare a termine le azioni per cui quella parte serviva; l’associazione di questi elementi probabilmente è la finalità didattica della filastrocca. Nelle varie versioni che ho trovato la successione delle strofe, una per parte del corpo, si trova con elementi differenti a seconda di come è stata trasmessa, per questo motivo nel testo sotto indico solo la prima strofa.
In realtà, nella versione ottocentesca, e nell’omologa versione italiana più fedele, cantata anche da Sergio Endrigo nell’album “Canzoni venete” del 1976, le parti del corpo si ripetevano anche nella stessa strofa, andando ad aggiungersi a quella successiva: “…El merlo ga perso el beco, un ocio, do oci, una recia, do recie. Povero merlo mio, come faralo sentir?…”.
Negli anni sessanta il maestro Gianni Malatesta ne ha scritto un’armonizzazione “montana” per Il Coro tre Pini di Padova.
MusicSheetViewerPlugin 4.1Testo
Il
Il merlo ha
Il merlo ha perso il
Il merlo ha perso…
Strofe possibili
Il merlo ha perso il becco come farà a beccar? Il merlo ha perso i denti come farà a mangiar? Il merlo ha perso la lingua come farà a cantar? Il merlo ha perso il naso come farà a annusar? Il merlo ha perso gli occhi come farà a veder? Il merlo ha perso le orecchie come farà a sentir? Il merlo ha perso un’ala come farà a volar? Il merlo ha perso le zampe come farà a saltar? Il merlo ha perso la coda come farà a covar?