Filastrocca enumerativa-cumulativa che affonda le sue radici nelle nebbie del tempo. Deriva infatti dalle “parole della Verità”, verosimilmente un canto pagano legato agli elementi del sole e della luna, che venne trasformato sostituendo gli elementi pagani con la simbologia cristiana.
Il canto, in cui le “parole” richiamate variano sia per numero, solitamente dodici, che per contenuto, si è diffuso in tutta l’area mediterranea ed europea diventando ora racconto, ora scongiuro, ora preghiera.
Sembra sia presente in un certo qual modo anche nella tradizione ebraica e musulmana, motivo per cui alcuni studiosi spagnoli preferiscono indicare l’area originaria delle “las doce palabras” in Medioriente e non nella Bretagna dei Celti, che è invece l’ipotesi più diffusa. La versione latina più antica di cui si ha conoscenza è l’”Himno latino de Clinio”, che inizia così: “Dic mihi quid est unus? Unus est Deus qui regnat in coeli”. L’archetipo di origine ebraica, più per la numerologia che per la melodia, è invece una sequenza rituale cantata per la pasqua, ossia l”ehad mi yodea”? (Uno, chi lo sa?).
In Italia ha avuto larga diffusione nelle tante forme dialettali presenti nel nostro territorio, nel nord è usato più come canto natalizio, al sud e nelle isole come scongiuro ed “esorcismo” in senso lato, esistono poi anche forme di racconto come dialogo tra il demonio e un santo (S. Nicola, S. Biagio o S. Martino) oppure l’angelo custode come nei racconti portoghesi.
Tornando al nostro bans, vista l’ampia diffusione orale esistono molte varianti del testo, ad esempio la sostituzione de “la luna e il sol” con “con le braghe al sole” per un intento più ludico, e alcune numerazioni sono differenti.
Nella versione in italiano sparisce il riferimento ai galli che è invece molto presente in quelle dialettali, anche se a volte storpiato, come descritto da Nanni Svampa nel suo libro “La mia morosa Cara“, quando scrive che i “gall in galleria” presenti nel testo che lui conosce sarebbero in realtà “sei galli che cantano in Galilea”. Il riferimento ai galli in effetti è presente nel canto “Ma ‘l prim ca l’è stait al mund (Le dodici parole della verità)“, da cui forse derivano le altre versioni. La filastrocca fu scelta anche da Dario Fo per il suo spettacolo “Ci ragiono e canto“, dove nella premessa scrive: “Canzone raccolta intorno a Torino, ma di origine bretone, composta a confutare da parte dei cristiani il mito pagano del sole all’origine del mondo”.
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Bambino nella
chi
chi
Bambino nella
chi
chi
Bambino nella
chi
chi
Quattro, quattro, i quattro Evangelisti, tre santi Re Magi, l’asino e il bue.
Bambino nella culla, la luna e il sol,
chi ha creato il mondo è stato il Signor. (2v.)
Cinque, cinque, cinque i precetti, quattro Evangelisti, tre santi Re Magi, l’asino e il bue.
Bambino nella culla, la luna e il sol,
chi ha creato il mondo è stato il Signor. (2v.)
Sei, sei, sei giorni di lavoro, i cinque precetti, quattro Evangelisti, tre santi Re Magi, l’asino e il bue.
Bambino nella culla, la luna e il sol,
chi ha creato il mondo è stato il Signor. (2v.)
Sette, sette, sette i Sacramenti, i sei giorni di lavoro, cinque precetti, quattro Evangelisti, tre santi Re Magi, l’asino e il bue.
Bambino nella culla, la luna e il sol,
chi ha creato il mondo è stato il Signor. (2v.)
Otto, otto, le otto beatitudini, i sette Sacramenti, sei giorni di lavoro, cinque precetti, quattro Evangelisti, tre santi Re Magi, l’asino e il bue.
Bambino nella culla, la luna e il sol,
chi ha creato il mondo è stato il Signor. (2v.)
Nove, nove, i nove cori angelici, le otto beatitudini, i sette Sacramenti, sei giorni di lavoro, cinque precetti, quattro Evangelisti, tre santi Re Magi, l’asino e il bue.
Bambino nella culla, la luna e il sol,
chi ha creato il mondo è stato il Signor. (2v.)
Dieci, dieci, i dieci Comandamenti, i nove cori angelici, le otto beatitudini, i sette Sacramenti, sei giorni di lavoro, cinque precetti, quattro Evangelisti, tre santi Re Magi, l’asino e il bue.
Bambino nella culla, la luna e il sol,
chi ha creato il mondo è stato il Signor. (2v.)
Esecuzione
- Uno… due… tre… ecc.: indicare il numero detto con le dita
- bambino nella culla: “cullare” con le braccia
- la luna e il sol: indicare in alto a destra e a sinistra
- chi ha creato il mondo: cerchio ampio con le mani
- è stato il Signor: indicare in alto
- l’asino: con le mani fare le orecchie
- bue: fare le corna con i due indici
- Re Magi: fare una corona in testa
- Evangelisti: scrivere nell’aria con la mano
- Precetti: battere il dorso della mano sull’altra
- Giorni di lavoro: zappare
- Sacramenti: tenere uniti l’indice e il medio e fare il segno della croce nell’aria
- Beatitudini: mani giunte
- Cori Angelici: mani all’altezza delle spalle con i palmi verso l’alto
- Comandamenti: ammonire con l’indice