Famoso canto scout italiano conosciuto come “Il falco” che tratteggia fugacemente la vita di un nativo americano dalla fanciullezza all'”ultimo sonno”, la presenza del falco è l’espediente narrativo che unisce l’inizio e la fine del brano.
Diffusosi tra gli scout probabilmente per la sua tematica e ambientazione questo canto è in realtà un riadattamento della canzone “Un falco nel cielo” scritta nel 1971 dal gruppo di rock progressivo “Osage Tribe” (Franco Battiato, Marco Zoccheddu, Roberto “Bob” Callero e Nunzio “Cucciolo” Favia), che divenne nello stesso anno anche la sigla di chiusura della trasmissione televisiva per ragazzi “Chissà chi lo sa?”, condotta da Febo Conti.
Mentre l’originale è un brano caratterizzato dalla presenza importante di tamburi che si fondono con i suoni elettronici della band e una struttura poco lineare, la versione scout semplifica il brano in una successione di strofa-ritornello con quest’ultimo trasformato dall’inglese “I’m gonna Eh-a…” all’italiano “E allora Eh-a…”.
Alcune curiosità:
gli Osage Tribe (dal nome proprio di una tribù indiana) pubblicarono il loro 45 giri per la casa discografica “Bla…Bla” con la stessa base musicale sia per il lato A con “Un falco volava” sia per il lato B ma con il titolo di “Prehistoric Sound”, e un testo inglese che parla di preistoria;
il disco è firmato da Rossella Conz e Ed De Joy, pseudonimo condiviso con il grande produttore vigevanese Pino Massara (tanto che ci sono molti equivoci tra gli esperti per capire chi scriveva cosa);
Nel 1983 Battiato userà frasi di“Prehistoric Sound” per scrivere la canzone “Chan-son egocentrique”, cantata in duetto con Alice .
TESTO
Un
ricordo quel tempo quando
Io lo seguivo e nel
dall’alto di un monte sco
Rit.: E allora
E allora
Ehya, ehya, ehya, ehya, ehya, ehya, eh!
Fiumi, boschi e mari senza confine,
i chiari orizzonti, le verdi colline.
E un giorno partivo per un lungo sentiero
partivo ragazzo e tornavo guerriero.
Rit.
Le tende rosse vicino al torrente,
la vita felice tra la mia gente.
E quando il mio arco colpiva lontano
sentivo l’orgoglio di essere indiano.
Rit.
Fiumi, boschi e mari mossi dal vento,
lune su lune, i miei capelli d’argento.
E quando era l’ora dell’ultimo sonno
lasciavo il mio campo per non farvi ritorno.
Rit.
Un falco volava nel cielo al mattino
e verso il sole mi indicava il cammino.
Un falco che un giorno è stato ferito,
ma non è morto, si è solo smarrito.
Rit.