L’oratorio nasce nel 1500 attorno alle figure carismatiche di alcuni sacerdoti che volevano togliere dalla strada, e quindi dalle ripercussioni degli adulti, quei ragazzi senza famiglia o senza un lavoro, quei ragazzi che volevano solo divertirsi.
San Filippo Neri a Roma e San Carlo Borromeo a Milano sono le figure principali a cui stiamo facendo riferimento e che hanno dato l’impronta principale all’oratorio; fino all’avvento, a metà del 1800, di San Giovanni Bosco a Torino, l’oratorio ha mantenuto quell’impronta iniziale, con qualche aggiustamento a seconda del contesto geografico e/o culturale, ricevuto da quei due santi del ‘500.
Il termine oratorio di per sé significa: luogo dove si prega (dal latino: orare = pregare). Quindi l’oratorio era il luogo fisico dove quei sacerdoti riunivano i ragazzi per farli pregare. Accanto a questa primaria attività, si è piano piano sviluppata un’altra attenzione ai ragazzi: quella del gioco, per farli sentire veramente realizzati come ragazzi, per farli avere un divertimento sano condiviso con altri; quella del teatro, per aiutarli a crescere vivendo le timidezze ecc. ecc.
Con San Giovanni Bosco l’oratorio assume la caratteristica principale di luogo di aggregazione dei ragazzi e dei giovani per aiutarli a crescere nel rispetto dei loro limiti e delle loro esigenze, sia come uomini sia come cristiani: la catechesi e la cura di una direzione spirituale diventano norma di conduzione di un oratorio.
Quale è stata l’intuizione principale di questi personaggi? Quella di non far sentire nessuno, soprattutto i bambini, estranei all’abbraccio d’amore di Gesù.
Nella dimensione comunitaria dell’oratorio, si ripete la prima comunità, quella del Vangelo, quella fondata dal Signore stesso, quando chiamò alcuni affinché stessero con Lui, condividessero tutti gli attimi di vita, e poi andassero a predicare nel mondo, a testimoniare, ad annunciare, che Gesù è il Messia tanto atteso.
Gesù non si è limitato a dare delle istruzioni, ad insegnare quello che avrebbero dovuto dire o fare, ma li ha messi a stretto contatto con Lui, hanno vissuto insieme anche i momenti più intimi e personali, come ad esempio le nozze in Cana di Galilea.
In questa situazione privilegiata è decisamente diverso l’approccio con Gesù rispetto ad una semplice conoscenza intellettuale! E comunque, nonostante la tentazione dei discepoli fosse quella di restare tranquilli accanto a Lui, come sul monte Tabor, Gesù li invia ad annunciare il messaggio di salvezza.
Oratorio strumento della comunità cristiana tra i vari strumenti
Condivisione della medesima fede
Accoglienza di tutti perché l’oratorio è per tutti
Fine dell’oratorio: annunciare Gesù con i metodi suoi propri a tutti, affinché i bambini possano crescere come cristiani adulti.
Scopo dell’oratorio non è trattenere ma inviare.
don Luca Discacciati