La psicologia del gioco

Giochiamo?
Quante volte vi senirete fare questa domanda…
Perché?
Perché per un bambino non c’è nulla di meglio che giocare

“Il gioco insegna a muoversi, a immaginare, a pensare”

Fin dai primissimi mesi d’età il bambino gioca.
Questo perché il gioco é uno strumento essenziale per la crescita e per lo sviluppo, inteso nei suoi aspetti più vasti, fino ad arrivare agli affetti e alla capacità di relazionarsi con se stessi e con gli altri
Attraverso il gioco il bambino si estrania dalla realtà oggettiva per entrare in una realtà puramente soggettiva, in questa realtà il bambino si misura e prova se stesso, prova a rispettare o modificare le regole che ha stabilito, in rapporto alle situazioni che, di volta in volta, si presentano. Da questo punto di vista, il gioco si propone come un CAMPO DI PROVA nel quale è possibile sbagliare e ricominciare da capo senza essere rimproverati e puniti.
Per i bambini molto piccoli il gioco è soprattutto esercizio di esplorazione della realtà, dunque lavoro essenzialmente pratico, senza significati più complessi.
Nella sua crescita il giocare con altri bambini rende impossibili le pericolose fughe nella fantasia e la chiusura in sé stessi, pericolose in quanto determinano l’isolamento e l’introversione. Giocando con gli altri il bambino impara a collaborare, a rispettare delle regole.
Attraverso il gioco, proprio provando e riprovando, il bambino sperimenta numerose abilità, mette alla prova le proprie potenzialità, si confronta con gli altri, sviluppa strategie di approccio e conoscenza del mondo che lo circonda: è un’attività attraverso la quale i suoi sensi, le sue emozioni e il suo cervello si sviluppano.
Il bambino apprende giocando.
Ad esempio il gioco motorio impegna completamente i movimenti, la prontezza, le coordinazioni, la percezione dello spazio e del tempo.
Il dilagare della realtà virtuale rischia di soffocare l’uso del corpo nel gioco. Il bambino deve manipolare, distruggere, ricostruire, amare, odiare, imparando così a conoscere sempre di più il proprio corpo, a padroneggiare le proprie forze, per poterle poi applicare nella realtà.
Più il bambino diventa grande, più il rafforzamento dell’autostima dipende dalla riuscita in situazioni di competizione, dove la competizione non é tanto il prevalere sull’altro, ma il miglioramento della propria performance. Per questo il bambino ha un approccio al gioco profondamente diverso rispetto all’adulto.
“uno dei doni più belli che il bambino fa agli adulti consiste tra l’altro nell’insegnargli a giocare di nuovo”

Nella sua crescita il bambino viene a contatto essenzialmente con queste tipologie di gioco:

  • Il gioco di finzione: Nella finzione il bambino si identifica con un personaggio simulato, per interpretarne il ruolo in una situazione da lui creata. Questi giochi sono spesso collettivi, anche se capita di osservare bambini che, in perfetta solitudine, sguainano la spada e duellano con fantasmi che loro soltanto sono in grado di vedere. Il gioco di questo tipo prevede che siano i giocatori stessi a dettare le regole prima di iniziare. Ad esempio usano frasi tipo: “Allora noi due eravamo gli esploratori spaziali e tu il cannibale. Si può fare che il corridoio era la jungla e la nostra stanza il villaggio. Prima tu ci mettevi in pentola, ma poi noi ci salvavamo con le nostre pistole a raggi cosmici”. Si mescolano scenari di fantascienza e di avventure esotiche, alta tecnologia futuribile e cannibalismo. In questa situazione tenda ad emergere la figura del leader che organizza gli avvenimenti, assegna le parti e prende per sè i ruoli più gratificanti.
  • Il gioco con giocattoli: Considerando giocattoli quegli oggetti costruiti o “riciclati” dalla fantasia del bambino, egli può scatenare degli “avvenimenti” (uno scontro, una battaglia, un viaggio) e osservarli. Emerge qui la funzione del gioco infantile come “laboratorio” del pensiero, un luogo cioè dove il bambino può ricostruire e rivedere il mondo, spinto dal bisogno di conoscerlo e padroneggiarlo.
  • Il gioco competitivo: Rientra in questa categoria ogni tipo di gioco che, prevedendo la disputa di una partita o di una gara, ha uno o più vincitori. In genere questo tipo di giochi iniziano a essere praticati dai bambini intorno agli otto anni, e li accompagnano verso l’età adulta dove si trasformano in complessi giochi di strategia.
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