Ma perché io? (quattro motivazioni per continuare a farli nonostante tutto)
- A chi crede che i bans siano solo dei tappabuchi rispondiamo con la nostra esperienza che ci dice che un gesto vale più di mille parole: esistono bans che permettono senza troppi discorsi sull’accoglienza, di far diventare protagonista anche il ragazzo più escluso.. provare per credere!
- I bans sono sempre educativi, tuttavia ne esistono alcuni che hanno dei testi mirati per iniziare una discussione specialmente con i bambini.
- Non è vero che i bans sono adatti solo ai bambini piccoli! Il problema è saperli sceglierli e presentare.
- Sono fondamentali per una buona crescita della personalità: il bans è uno strumento educativo così fino che in realtà solo pochi sanno usarlo a 360°.
Ma che cos’è un bans?
I “bans” sono un ingrediente fondamentale delle attività espressive. Essi costituiscono un momento fondamentale dell’animazione perché nella loro semplicità mettono in atto una serie di meccanismi incredibilmente complessi ma simultanemente semplici e realizzabili: i bans aggregano, rallegrano l’assemblea, aiutano a superare certe paure, si avvalgono di tutto le possibilità espressive presenti nell’uomo, non discriminano ma tendono a integrare nel gruppo ciascuno, anche i meno capaci. Non è importante conoscere migliaia di bans, ma saper usare il ban adatto al tempo giusto e nella giusta occasione, adattando quelli conosciuti al momento che si sta vivendo. I bans sono delle piccole attività che un animatore usa molto spesso tra un numero e l’altro per:
- applaudire quello appena finito;
- lanciare il successivo;
- attirare l’attenzione dei partecipanti;
- impedire di fare baccano, ma anche per creare un baccano organizzato, che l’animatore è in grado di interrompere quando vuole, tenendo sempre in mano la situazione;
- scaricare tensione da parte del pubblico o da parte dei partecipanti di un gioco;
- dare la carica a se stessi: provate a pensare ad una squadra di basket che prima di entrare in campo o al termine del minuto di sospensione lancia il proprio urlo;
- dare la carica: basti pensare ad una tifoseria organizzata che inventa bans adatti o modifica quelli esistenti, riuscendo spesso a coinvolgere un intero stadio;
- costituire già per se stessi spettacolo, naturalmente ridotto per ciò che riguarda il tempo e la complessità;
- superare la paura e la vergogna: i bans aiutano a superare se stessi, a superare la timidezza e la vergogna di fare qualcosa di strano di fronte agli altri;
- aggregano: aiutano a creare il gruppo proprio perché si compiono gesti e suoni fuori un po’ stravaganti tutti insieme.
Poiché vari sono gli scopi dei bans, vari sono anche i tipi di bans, ognuno dei quali deve essere usato in quel determinato modo, tempo, adattamento, con quel determinato pubblico e nella occasione più opportuna. Resta vero, e chi ne ha esperienza lo sa, che i bans hanno valore in sé… possono essere usati anche semplicemente – cosí come si sanno – come modo per stare assieme. Proprio nel momento in cui sono eseguiti come qualcosa di totalmente gratuito acquistano un forte valore aggregativo dove il gruppo avverte che per stare assieme basta un pizzico di semplicità.
Il Bans è come un fuoco!
Come il fuoco, un bans scalda l ‘ambiente, rompe il ghiaccio, crea unione.
Dopo un bel bans fatto bene si è come brilli, proprio come i nostri vecchi di fronte al fuoco in montagna. È l’ebbrezza della gioia, della spensieratezza, di quella fanciullezza che i nostri ragazzi vorrebbero lasciare in fretta come se fosse quest’abbandono a farli diventare più grande! La nostra esperienza di «ragazzi più vissuti» ci dice che non è proprio così e allora continuiamo a credere ai bans per non fare dimenticare ai ragazzi questa dimensione. E se poi un bans riesce a introdurre dei messaggi, beh tanto meglio: è la ciliegina sulla torta! ma ricordiamoci che la torta c’era già!
Come il fuoco provo il ferro, così un bans prova le persone. Perché il Bans tocca l’aspetto ludico (= del gioco) della persona.
Un ragazzo viene allo scoperto e un buon animatore vede subito che valori ha dentro di sé, se ha paura di mostrarsi un po’ ridicolo di fronte agli altri, se preferisce restare indietro piuttosto che mettersi in gioco… Quando un ragazzo non fa un bans, senza esagerazioni, bisogna tuttavia dargli un occhio in più e più tardi , in privato, magari anche un orecchio… forse ha proprio bisogno di parlare!
Come si fa un bans?
Se come abbiamo detto un bans è un fuoco… beh, ecco allora quattro fiammiferi per accenderlo alla grande.
- B…isogna essere sinfonici! Non basta che ci sia l’animatore pazzerello per far riuscire un bans: se gli altri animatori per primi non si buttano nella mischia, i ragazzi cominceranno ad andarsene alla grande: «Se il mio animatore non si mette in gioco, perché dovrei farlo io?»
- A…zzeccare il bans giusto al momento giusto! A volte i bans non funzionano perché si propongono ai grandi quelli per i bambini dell’asilo e all’asilo quelli con i passi alla Backstreet Boys! Inoltre c’è da pensare al momento, alla coesione del gruppo, ecc. Per questo motivo bisogna sapere parecchi bans e conoscerne la struttura: da accoglienza, da scarico tensione, da scoppiare del ridere ecc. Così facendo ad ogni momento si avrà il bans giusto.
- N…on esagerare! Sia nella quantità che nella qualità: è meglio finire con un bans in meno lasciando la voglia di fare «proprio quello che da tanto non facciamo» per un altro momento, piuttosto che far venire la nausea (bella scoperta!). Per la qualità invece ci riferiamo ai gesti e alle «urlate»: nei bans sono enfatizzati, ma non devono essere esagerati altrimenti si corre il rischio di degenerare!!
- S…orrídere sempre! Perché nei Bans bisogna crederci altrimenti non funzionano. Sorridere, perché o prima mi diverto io o non riuscirò a far divertire gli altri. Sorridere perché più delle ricompense («Dai se facciamo il bans tutti assieme, giochiamo a calcio!») o delle minacce («…altrimenti…») conta più il tuo coinvolgimento, la tua voglia di ridere e di gioire: il tuo volto è la migliore pubblicità ai bans!